Nel 2016, la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo – in partenariato con Intesa Sanpaolo e insieme alla società Promemoria srl – ha realizzato il progetto Punctum. Working papers con l’obiettivo di promuovere gli archivi in quanto enti dinamici e non più semplici contenitori del passato, punti di partenza per una contemporaneità creativa. Il progetto ha voluto valorizzare i fondi dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo attraverso l’arte contemporanea.
Con Punctum la Fondazione 1563, ente strumentale della Compagnia di San Paolo, si interroga sui legami fra le espressioni artistiche dei linguaggi contemporanei e i reperti documentali; un’esperienza che invita a nuove riflessioni sulla fruizione, sulla divulgazione e sulla funzione degli Archivi come luoghi di connessione tra differenti identità.
Rosaria Cigliano, Presidente Fondazione 1563
Dieci giovani artisti interpretano le foto dell’Archivio storico della Compagnia di San Paolo
L’iniziativa ha coinvolto dieci giovani artisti (under 35), selezionati da una rosa più ampia, per un intervento creativo su alcune fotografie facenti parte dei fondi dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo, da fine Ottocento agli anni Settanta del Novecento, riguardanti le varie attività della Banca, le due sedi storiche dell’Istituto San Paolo di Torino in via Monte di Pietà e piazza San Carlo e altre del territorio, immagini di cantieri, di ambienti, di uffici, diventate repertori visivi di edifici storici e moderni ma anche del lavoro e del costume sociale inerenti l’ambito bancario e la vita cittadina.
Gli artisti hanno lavorato con archivisti e storici sui fondi fotografici e sul loro contesto, per realizzare ciascuno due progetti artistici, vagliati da una Commissione presieduta dalla direttrice di Artissima Sarah Cosulich Canarutto e composta dalla curatrice del progetto Viola Invernizzi, da Allegra Alacevich della Compagnia di San Paolo, Elisabetta Ballaira della Fondazione 1563 e da Laura Feliciotti di Intesa Sanpaolo.
Le opere realizzate sui progetti vincitori sono state esposte al grattacielo Intesa Sanpaolo nell’ambito del Novembre contemporaneo di Torino (28 ottobre-7 novembre 2016), insieme alle riproduzioni delle immagini storiche scelte, e ad una video-narrazione del progetto “Punctum. WORKING PAPERS” e dell’archivio oggi disponibile sul canale YouTube della Fondazione 1563. Le dieci opere realizzate dai giovani artisti sono state acquisite dalla Fondazione.
Guglielmo Castelli (Torino, 1987) si è ispirato agli oggetti depositati al banco dei pegni e conservati nelle cassette di sicurezza per realizzare una “quadreria” in cui dettagli e immagini da lui selezionati sono stati immersi in quell’ambiente onirico e sospeso che caratterizza la sua pittura. L’intento è quello di presentare allo spettatore una riflessione sulla parcellizzazione del ricordo e sulla natura selettiva della memoria.
Sintomatologia dei sentimenti, 2016
2 disegni grafite e acrilico su carta, 3 dipinti olio su tela
Lia Cecchin (Feltre, 1987) ha realizzato un’installazione olfattiva che diffonde nell’ambiente l’odore, immediatamente riconoscibile, della naftalina, materiale usato per la conservazione e che evoca il ricordo dei vecchi abiti nelle soffitte. L’artista l’ha infatti scelto per richiamare l’atmosfera dei depositi nei banchi dei pegni, attraverso una suggestione che si basa su una memoria condivisa.
Adagio, 2016
umidificatore, essenza di naftalina sciolta in acqua
Christian Fogarolli (Trento, 1983), prendendo spunto da bilance e carrucole utilizzate al Monte dei pegni, ha riprodotto una bilancia su cui si trovano una pepita d’oro e un farmaco per la cura della sindrome ossessivo compulsiva da accumulo. In questo modo ha messo provocatoriamente in relazione la dimensione psichiatrica, già oggetto dei suoi lavori, con quella economica, più propria della banca.
Mindgold, 2016
bilancia, vetro, acciaio, oro, farmaco
Silvia Margaria (Savigliano (CN), 1985) ha associato i gesti di chi ritirava gli oggetti al banco dei pegni al valore sentimentale rappresentato per chi li lasciava. Ha perciò sovrapposto due diapositive, da lei stessa recuperate, rappresentanti il trapianto di un cuore, al dettaglio delle mani degli impiegati raffigurati nelle foro storiche, sottolineando in questo modo la tragicità di un’azione a prima vista banale.
Talismani, 2016
2 light box
Aurora Paolillo (Torino, 1990) è partita dall’osservazione di una fotografia scattata appena dopo i bombardamenti che avevano distrutto piazza San Carlo nel 1943, che l’ha portata ad interrogarsi su come affrontare la perdita dei riferimenti spaziali. Per questo ha ricomposto i detriti e i residui in
un’installazione di oggetti ibridi, che portano il segno di quello che sono stati, saldato a elementi della contemporaneità.Contingenze, 2016
stampa digitale su tessuto poliestere, gesso, macerie, polvere di marmo, polvere di quarzo, oro in fogli, vetro, pigmenti, frammenti di oggetti, compensato
Pietro Paolini (Firenze 1981) è un fotografo, e questo lo ha portato ha concentrarsi sul linguaggio e sulla tecnica di rappresentazione. Sono state infatti selezionate 9 immagini risalenti alla prima metà del secolo, e manipolate in modo da sembrare riprese da una telecamera di sorveglianza, uno dei mezzi più tipici della banca, strettamente connesso alla necessità di conservazione.
Surveiling Past, 2016
video 1′ 20” , monitor per video sorveglianza
Valentina Perazzini (Bologna, 1987) è focalizzata sulle fotografie nelle quali compaiono delle persone, immaginando ciò che non era possibile immortalare, vale a dire le parole. Ne ha perciò selezionate 32, sulle quali sono stati sovrapposti possibili dialoghi; successivamente, le immagini
sottostanti sono state eliminate e le frasi radunate in un unico disegno, creando una “nuvola” di parole sospese.Parole a contatto, 2016
penna biro su carta
Lavinia Raccanello (Vicenza, 1985) ha realizzato un libro sfogliabile nel quale la fotografia in bianco e nero di un caveau è stata riprodotta su una doppia pagina nera, che rappresenta l’assenza di ricordi, che via via acquisisce il profilo dell’immagine per poi sparire in una doppia pagina bianca finale, che sottolinea l’infinito potenziale del ricordo sul presente e sul futuro.
0 00 DOMENICA 1 GEN, 2016
lastre di ferro, carta semiopaca, filo, leggio e fermaporta fatti a mano in ferro con tappo in gomma
Caterina Erica Shanta (Landstuhl, Germania, 1986) ha ricondotto il contesto del banco dei pegni ad un’esperienza personale: il recupero e la pulizia di alcuni oggetti stipati nella casa di un parente. Gli oggetti rappresentati, sia nel video che nel libro, risalgono agli anni Sessanta, periodo rievocato attraverso le canzoni, gli avvenimenti, e le pagine delle edizioni 1961-1962 di Sorrisi e canzoni Tv.
Polvere, 2016
video colori / BW / sonoro, 16′ 33 ‘, libro
Cosimo Veneziano (Moncalieri (To), 1983) presenta un lavoro il cui intento è quello di far emergere, attraverso l’occultamento di alcune parti delle fotografie, una nuova narrazione, che si discosta da quella raccontata in origine. L’intervento preserva l’integrità dell’immagine, che non viene modificata ma solo coperta con il feltro, materiale fondamentale per il restauro e la protezione.
The Monument n. 4 – The Monument n. 5, 2016
stampe fotografiche, feltro