Per una storia della Compagnia di San Paolo (1563-1853) – Vol. III
a cura di W. Crivellin e B. Signorelli
Nel primo contributo, Gli atti ritrovati: fonti per lo studio della Compagnia di San Paolo (1636-1665), Cecilia Laurora e di Maria Paola Niccoli presentano, in prosecuzione dello studio dedicato agli anni 1610-1635 edito nel primo volume dell’opera, la schedatura degli atti notarili redatti per conto della Compagnia e degli istituti ad essa collegati, depositati presso l’Ufficio di Insinuazione. La mole documentaria reperita, più di centocinquanta atti in trent’anni, testimonia l’espansione dell’attività finanziaria e benefica. Numerose sono infatti le costituzioni e retrovendite di censi e le quietanze, così come le costituzioni di doti a favore di “figliole povere et onorate”. Gli atti di nomina a depositario e tesoriere della Compagnia e le procure consentono di individuare i percorsi e le carriere dei sanpaolini, mentre le transazioni relative agli immobili e ai beni rurali sono una fonte preziosa per la storia cittadina.
I due saggi successivi sono rivolti l’uno alla fondazione della Compagnia, l’altro alla crisi di metà Ottocento.
Eran nel mondo e fuor dal mondo… Alle origini della Compagnia di San Paolo è il titolo dell’ampio e documentato studio di Pier Giorgio Longo. L’autore delinea il clima religioso dell’epoca ponendo in luce la pluralità di interessi e attenzioni rivolte alla salvaguardia delle fede cattolica da parte di soggetti diversi, come il duca Emanuele Filiberto, la municipalità, la Chiesa, i ceti. Dal confronto con la spiritualità di altre confraternite italiane emergono lo stretto legame con la Compagnia di Gesù e la particolare capacità dei sanpaolini di interpretare i bisogni della società.
Sono oggetto di approfondita analisi alcuni testi risalenti alle origini della Compagnia.
La lunga lettera scritta in latino nel 1564 da Giovanni Albosco, uno dei sette fondatori della Compagnia, al nobile decurione Aleramo de’ Beccuti, per convincerlo a disporre dei suoi beni a favore dei gesuiti costituisce “quasi un breve trattatello di vita spirituale”, significativa testimonianza sulla religiosità dei confratelli.
Le prime costituzioni del 1563 rivelano il “senso forte di distinzione nell’impegno spirituale” sul modello della Chiesa delle origini; le successive riformulazioni del 1591 e del 1612, maggiormente dedicate agli aspetti organizzativi, riflettono lo sviluppo dell’istituzione.
Nel terzo contributo L’antica Compagnia di San Paolo nella difficile transizione (1852-1853). Appunti e documenti Walter E. Crivellin propone l’edizione di undici documenti prodotti dalla Compagnia di San Paolo nei due anni della crisi, che si sarebbe conclusa con il restringimento della antica congregazione alla sfera religiosa e con la nascita del nuovo ente di nomina pubblica Opere pie di San Paolo. Dopo il fermento del 1848 e in seguito alla cacciata dei gesuiti, la Compagnia fu sottoposta ad un’inchiesta parlamentare, che peraltro ne riconobbe l’integerrima gestione. Tuttavia, per la rilevanza del patrimonio e dell’attività svolta, lo Stato ritenne di affiancare alla confraternita nell’amministrazione una maggioranza di consiglieri di nomina pubblica. Attraverso i documenti raccolti possiamo cogliere le fasi della polemica e l’atteggiamento di netta opposizione della Compagnia, che difese ad oltranza il carattere strettamente privato di opera pia e unica proprietaria dei beni gestiti.
Per una storia della Compagnia di San Paolo (1563-1853),
a cura di W. Crivellin e B. Signorelli, vol. III, Torino, 2007